Si chiama “Certificato dello stato legittimo degli immobili” ed è una sorta di “patente di conformità”, introdotta dal decreto semplificazioni convertito in legge nei giorni scorsi, che attesta la conformità della costruzione e garantisce l’assenza di abusi.
Il fine è quello di semplificare, appunto, le procedure edilizie, riducendo gli oneri per imprese e cittadini e velocizzare le pratiche anche per far fronte al rallentamento subito dal mercato a causa della pandemia.
Per rispondere a questo obiettivo, l’art. 10 del dl 76/2020, convertito con legge n. 120/2020, ha modificato l’art. 9 bis del Testo Unico dell’Edilizia (Dpr n. 380/2001) prevedendo il “certificato di stato legittimo dell’immobile”, ossia una dichiarazione asseverata, rilasciata da un tecnico abilitato che non fa altro che attestare che l’immobile è stato costruito nel rispetto della legislazione urbanistica ed edilizia o che lo stesso presenta delle difformità che rientrano nell’ambito delle “tolleranze costruttive”, quelle modifiche cioè che non compromettono l’agibilità della costruzione e non costituiscono violazioni edilizie